Il Titanic viaggia verso il drammatico iceberg.
Nell'ambito di un incontro organizzato dall'amico Giuseppe Quartarone, Presidente del Comitato regionale Emilia Romagna, ho incontrato società e tecnici operanti in quel territorio.
Come di consueto, ho illustrato il momento che sta vivendo il movimento pugilistico italiano e le possibili prospettive future.
I tanti tesserati presenti hanno apprezzato e fortemente condiviso la relazione dello scrivente e le future politiche sportive che la Fpi dovrà adottare negli anni avvenire.
Proprio su tali aspetti mi preme segnalare una drastica novità che purtroppo inciderà sul futuro del pugilato italiano.
A causa della vicenda tra Cio ed Iba e della conseguente incertezza sulla collocazione del pugilato all'interno dei Giochi di Los Angeles 2028, la nostra Federazione non è più considerata tra quelle olimpiche!
Ciò comporterà che già dal 2025 i contributi statali - che dovrebbero essere erogati alla Fpi - subiranno un drastico decremento poiché quantificati per una disciplina non olimpica!
Preconizzando questa drammatica situazione, ho cercato più volte, invano, di predicare responsabilità istituzionale ed unità ma non sono stato ascoltato perché qualcuno, nel frattempo, "tirava i dadi" sul futuro del pugilato italiano.
Adesso c'è un'unica strada, a mio modesto parere, per salvare la nobile arte italiana ed i tanti sforzi quotidiani delle nostre società e dei nostri tecnici.
La strada passa attraverso direzioni obbligate il cui imbocco è imprescindibile.
La prima è sostenere convintamente il riconoscimento della World Boxing da parte del CIO, auspicando quindi il rientro del pugilato nel circuito olimpico.
La seconda è attuare, fin da subito, un nuovo modello gestionale che realizzi un concreto drenaggio di risorse economiche - alternative ai contributi statali - attraverso politiche di autofinanziamento e strumenti diversificati (marketing, merchandising, spending reviuw, ecc.).
La terza è ricorrere alle relazioni istituzionali, con le Autorità preposte al governo dello sport italiano, facendo comprendere che il movimento pugilistico nazionale è un "patrimonio comune" denso di valori (dall'inclusione al rispetto delle regole), veicolati dai nostri tecnici ai tantissimi praticanti.
Spero che tutti i dirigenti federali abbiano la consapevolezza che il pugilato è sul "Titanic" diretto verso un micidiale iceberg.
Possiamo ancora evitare l'impatto con senso di responsabilità e rispetto per coloro che amano la nostra invidiabile disciplina.
Il Presidente Fpi
Dott. Flavio D'Ambrosi