IL PROCESSO DI BRAND BUILDING. VALORIZZARE L’IDENTITA’ DEL PUGILATO ITALIANO
Dall’ultimo quadriennio si sta tentato di costruire un “prodotto pugilato” che possa tornare attrattivo come nei decenni passati. Ciò implica la realizzazione di un “brand del pugilato” che possieda alcune caratteristiche specifiche tra cui l’identità, i valori e l’eticità.
Difatti, in un panorama sportivo sempre più diversificato, complesso e concorrenziale, la nobile arte può vincere le sfide soltanto se dimostra una sua propria identità che appassioni i “consumatori di sport” e la renda fortemente appetibile. In altre parole, un’identità che fidelizzi il tifoso della nobile arte, anche al di là del risultato sportivo.
Ciò sarà possibile soltanto se saremo in grado di esprimere anche valori ed eticità - gli altri aspetti fondamentali di un vincente “brand” – che dovranno essere il perno centrale di ogni iniziativa, competizione e comportamento di tutti coloro che appartengono al movimento pugilistico italiano.
In tal senso, i nostri stakeholder richiedono che il pugilato italiano dimostri di saper divulgare i valori identitari ed etici che hanno reso immortale la nobile arte: coraggio, determinazione, rispetto delle regole e dell’avversario, disciplina e fair play.
Peraltro, un “brand” competitivo, appetibile ed immediatamente riconoscibile è lo strumento centrale delle politiche di marketing ovvero di drenaggio delle “risorse” oggi più che mai necessarie a garantire un futuro alla nostra disciplina. In particolare, la vendita del prodotto pugilato richiede la realizzazione di un’attrattività – un “centro gravitazionale” - che consenta l’avvicinamento di sponsor, la realizzazione del merchandising, la vendita dei diritti di immagine sulle piattaforme tradizionali e quelle moderne e di tutte le altre iniziative che avvicinino alle risorse economiche.
Il processo di “brand building”, concernente il pugilato italiano, dovrà essere centrale nelle politiche federali dei prossimi anni, attuato da dirigenti capaci e competenti e da società affiliate in grado di produrre valore ed investire, come veri imprenditori, nel mercato sportivo, diffondendo la vera identità della nobile arte.
Con sincerità, dobbiamo ammettere che siamo in colpevole ritardo visto che, nei decenni precedenti, la FPI non ha mai attuato una politica di crescita del management e della sua dirigenza né tantomeno ha aiutato le sue società affiliate a strutturarsi come aziende efficienti togliendosi da una gestione improvvisata ed artigianale non più adeguata allo sport contemporaneo.
Noi faremo del nostro meglio per far crescere, anche in questo senso, il movimento pugilistico italiano.
Il Presidente FPI
Dott. Flavio D’Ambrosi