Lente di ingrandimento

Comunicato del Presidente FPI Flavio D’Ambrosi

Comunicato del Presidente FPI Flavio D’Ambrosi

Comunicato del Presidente FPI Flavio D'Ambrosi

Al "De profundis" preferisco la messa cantata.

Ci risiamo. Ogni tanto sento qualcuno che suona anticipatamente le campane, preparando le esequie
al defunto pugilato!
Quasi come una litania, si ripete il "Ricordati che devi morire". Frase epica, di una delle indimenticabili scene del film "Non ci resta che piangere", a cui il compianto Massimo Troisi replica, con arguzia comica, "adesso me lo segno".
Comprendo che la troppa passione ed il viscerale amore per la "nobile arte" trasformi qualcuno nel frate apocalittico che - a ogni piè sospinto e di fronte alle pur evidenti difficoltà - ci ricorda che il "de profundis" è vicino! Atteggiamento che ritrovo, qualche volta, anche in mio padre 84enne profondo amante della nostra disciplina.
Tuttavia, ritengo che non sia questo lo spirito giusto per chi, invece, vuole risollevare le sorti del pugilato. Credo che - in linea con i veri valori e nel rispetto di chi sale sul ring - si debba combattere con la massima determinazione, anche di fronte ad ostacoli che possano sembrare insormontabili.
Pensate sia possibile che, di fronte ad un match ostico, il maestro dica al suo pugile, mentre sale la scaletta del ring, "tranquillo andrai KO!!"
Ecco, io dico esattamente il contrario al movimento pugilistico italiano: il match è duro, complicato, ma possiamo farcela. Perché il ring, come la vita, ti offre sempre una possibilità anche nelle situazioni più avverse.
Peraltro, negli ultimi tempi il pugilato italiano mostra evidenti segni di ritrovata vitalità. Il forte incremento di società affiliate e del numero di tesserati - accompagnati da un trend di continua crescita degli eventi pugilistici e del numero dei match - fanno ben sperare per il prossimo futuro.
Non da meno sono le Squadre Azzurre che, da due anni a questa parte, sono tornate ai vertici del pugilato internazionale. Oggi possiamo contare su pugili Azzuri, uomini e donne, fortemente competitivi e tra questi due atleti primi nella ranking mondiale: Irma Testa ed Aziz Abbes Mouhiidine.
Il cospicuo aumento dei giovani tesserati e la crescita di nuovi talenti sono, poi, l'altra gradevole novità che, a differenza dei precedenti anni, sta proiettando qualità nel futuro del movimento pugilistico nazionale.
Anche nel settore Pro le cose sono migliorate rispetto allo stato comatoso in cui vegetava nel 2017; forse il punto più profondo della crisi del pugilato professionistico italiano.
Oggi possiamo affermare, con estrema cautela, che si intravedono spiragli di luce sia per quanto riguarda la qualità dei nostri pugili, alcuni già titolati a livello internazionale, che per il ritrovato entusiasmo dei media nei confronti del pugilato nostrano, a cominciare dalla RAI.
Certo il cammino è ancora lungo e se vogliamo paragonare i decenni gloriosi del pugilato italiano a quelli di oggi, si cade facilmente nella depressione e nella retorica.
Diversamente, a me piace raffigurare l'attuale momento del movimento pugilistico nazionale, non come un bicchiere mezzo vuoto ma come una meravigliosa coppa che si sta riempiendo grazie ai tanti tecnici e maestri che, quotidianamente, si impegnano per alimentare le speranze dei loro giovani pugili e per costruire il futuro della nobile arte italiana.
Ritengo inutile, tra l'altro, mettere continuamente l'accento su questioni internazionali, vedi l'annosa controversia tra Cio ed Iba, che non possono essere risolte a livello nazionale. Il pugilato sarà sicuramente alle Olimpiadi 2024 e con molta probabilità a quelle del 2028 di Los Angeles.
Piuttosto, nel momento in cui dovremo fare scelte di rilevanza internazionale, la Fpi saprà da che parte stare: quella più conveniente per il movimento pugilistico italiano. Senza se e senza ma!
Ancora una volta, voglio prendermi le mie responsabilità dicendo che l'Italia saprà vincere, a Parigi, le sue medaglie olimpiche ed entro pochi anni torneremo ai vertici internazionali anche nei Pro.
Lo dico con coraggio e convinzione. Perché mi fido dei miei dirigenti federali, consiglieri e Presidenti di comitato, mi fido dei nostri tecnici e mi fido dei nostri atleti.
Mi fido, insomma, del nostro movimento pugilistico italiano e sulla sua capacità di combattere fino all'ultimo round.
Ricordo a me stesso che ogni chiamata alla rivoluzione, se non si possiedo i mezzi per attuarla in modo completo, rischia di produrre più danni (Saint Just).
Per questo al de profundis, che richiama la morte, preferisco la messa cantata che celebra la resurrezione.

Il Presidente Fpi
Dott. Flavio D'Ambrosi

#FPI #Comunicato #Presidente #Pugilato

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