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Comunicato del Presidente FPI Flavio D’Ambrosi: La Nazionale Azzurra patrimonio comune del nostro movimento.

Comunicato del Presidente FPI Flavio D’Ambrosi: La Nazionale Azzurra patrimonio comune del nostro movimento.

La Nazionale Azzurra patrimonio comune del nostro movimento.

 

Non sempre sono in linea con il suo pensiero ma spesso leggo gli articoli di Dario Torromeo; uno tra i pochi giornalisti - come diceva anche mio padre - che conoscono il pugilato e lo amano in maniera viscerale.

Nel suo ultimo articolo, Torromeo mette in evidenza che sono "... passati otto mesi dalle prime convocazioni (4 gennaio u.s.) del nuovo direttore tecnico Giovanni De Carolis. Poco per vedere risultati eclatanti, abbastanza per capire se sia stato fatto un passo avanti".

Su questo mi trovo in perfetta concordanza con il giornalista. Posso aggiungere, avendo seguito con attenzione il lavoro della Squadra Azzurra, che il Direttore tecnico Giovanni De Carolis, insieme al suo staff, ha portato serietà, rigore ed un nuovo metodo di lavoro molto apprezzato dagli atleti.

De Carolis sta gestendo, con decisione, il ricambio generazionale - che avevo già preannunciato prima della mia rielezione - con l'innesto graduale di nuovi giovani.

Siamo di fronte, quindi, ad un percorso che è solo all'inizio e che si presenta complesso proprio a causa del citato ricambio, delle nuove metodologie di lavoro e del modificato assetto organizzativo dello staff tecnico.

Di fronte a tale situazione, è d'obbligo dare a De Carolis i giusti tempi al fine di valutare compiutamente il suo lavoro senza aspettarci, fin da subito, straordinari successi ma verificando se sono stati fatti passi avanti, come dice Torromeo, soprattutto nelle prestazioni tecnico, tattiche e fisiche (aggiungo io).

Peraltro, vorrei permettermi di integrare l'excursus storico -  fatto dal giornalista, nel predetto articolo - avendo vissuto da dirigente federale, tutti i successi e le vicissitudini delle Nazionali Azzurre dall'inizio del nuovo secolo fino ad oggi.

A tal proposito, devo dire che i "tormenti" della Squadra Azzurra iniziano, purtroppo, nel quadriennio 2013-2016 che ha il suo culmine nella fallimentare Olimpiade di Rio 2016.

Le sconfitte e gli insuccessi di quegli anni sono imputabili, a mio modesto parere, ai tanti successi ottenuti nei due quadrienni precedenti che hanno coperto velate criticità.

Ciò può sembrare un paradosso ma non lo è se si pensa che quei tanti successi, mondiali ed olimpici, sono stati ottenuti solo grazie a 4 atleti e ad una gestione virtuosa - ma monolitica e non ripetibile, affidata ad un grande maestro come Franco Falcinelli - che ha impedito, però, il necessario ricambio di atleti e forse ha causato problemi anche al mondo professionistico.

Per appurare tale tesi, è sufficiente pensare ai successi degli anni 80, quando si vinceva con diversi pugili che poi traghettavano tutti, o quasi tutti, nel professionismo.

La crisi della Nazionale Azzurra è continuata anche dopo il 2016. Difatti, dopo l'infausta Olimpiade di Rio,

sono susseguite, nel quadriennio 2017-2021, criticità organizzative e discutibili metodi di lavoro. Chi è addetto ai lavori, non può dimenticare le grottesche vicende degli allenatori cubani e lo spirito "anarchico" che regnava nell'ambiente Azzurro.

Il covid ha reso ancor più difficile la preparazione alle olimpiadi di Tokyo 2021 che comunque hanno registrato, già sotto la mia gestione, una storica medaglia di bronzo per il pugilato italiano femminile.

Proprio dal 2021, anno della mia elezione a Presidente federale, sono arrivati, dopo tanti anni dall'ultimo Oro di Clemente Russo:

1) tre podi ai Campionati mondiali maschili (due argenti ed un bronzo);

2) due podi ai Campionati mondiali femminili (oro ed argento);

3) ben sette medaglie in un'unica edizione dei Campionati europei (non succedeva dal 1926) e diversi titoli continentali;

4) oltre 100 podi nelle Nazionali di categoria;

5) ben 8 pass olimpici, con un torneo di qualificazione olimpica portato dal sottoscritto in Italia, nel 2024, dopo oltre 10 anni.

Certo tutto questo non è niente, e sottolineo niente, rispetto ai gloriosi successi registrati dal pugilato italiano dal dopo guerra agli ultimi decenni del ventesimo secolo.

Di sicuro, quei podi non sono sufficienti a cancellare quella maledetta debacle olimpica di Parigi 2024, che ancora oggi porto, come un'onta, sulla mia pelle; quando alcuni intorno a me, tramavano per impedire l'accesso alla nuova World Boxing, senza pensare che la permanenza nella vecchia Iba avrebbe decretato la fine della Fpi e quella del pugilato italiano. Come la recente storia insegna.

Tuttavia, sono certo, altresi, che quei podi registrano un'inversione di tendenza rispetto ad un trend negativo che si è innescato nei quadrienni precedenti.

Allo stesso modo, la nomina di un Campione mondiale Pro, Giovanni De Carolis, affiancato da altri grandi campioni, rappresenta la discontinuità con i quadrienni sopra richiamati. Discontinuità anche nell'infausta politica sportiva federale, che negli ultimi decenni ha contrapposto il pugilato dilettantistico a quello professionistico che io considero, invece, due facce della stessa medaglia.

Non so se le mie scelte saranno giuste. Lo spero  cosí come spero che tutti supportino la Nazionale Azzurra poiché essa è un patrimonio del movimento pugilistico italiano.

Di certo, non vivo l'illusione di riportare il pugilato italiano ai successi gloriosi registrati dal secondo dopo guerra fino agli ultimi decenni del XX secolo. Quella era un'altra epoca, con una diversa generazione di giovani, e lo stesso pugilato era diverso, anche con meno competitors quali i moderni sport da ring.

Nonostante tutto, non mi stancherò mai di pensare, contro l'imperante disfattismo,che il pugilato italiano ha un futuro e chi ama la  nobile arte - come i tanti tecnici e pugili - ha il dovere di crederci.

Il Presidente FPI

Dott. Flavio D'Ambrosi

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