Trasparenza, fatti e risposte: il mio ruolo nella FPI
Molti, nel nostro movimento, mi conoscono per il percorso sul ring. Forse in pochi, però, conoscono davvero ciò che ho costruito fuori dalle corde.
Dopo aver lasciato l’attività agonistica, ho scelto di restituire al pugilato una parte di ciò che mi ha dato. Spinto dalla passione , ho proseguito il mio cammino al servizio di questo sport: attraverso la formazione, l’insegnamento quotidiano in palestra accanto ai miei maestri, e anche attraverso il lavoro di promoter, sostenendo i giovani pugili nel difficile percorso professionistico.
Nel 2024, chiusa ufficialmente la mia carriera da atleta, ho accettato, con immenso onore, l’incarico di Direttore Tecnico delle Nazionali, dopo essere stato eletto Consigliere Federale. L’ho fatto con il senso di responsabilità che comporta l’essere stato Campione del Mondo, e con il desiderio profondo di proteggere e valorizzare il pugilato italiano, in un momento in cui non tutti – purtroppo – agiscono con lo stesso rispetto verso la nostra disciplina.
La compatibilità del mio incarico con le altre attività è stata verificata e approvata nel pieno rispetto dei regolamenti e dallo stesso Consiglio Federale. Ed è la stessa direzione indicata anche a livello internazionale dal Presidente Flavio D’Ambrosi: superare le divisioni tra pugilato olimpico e professionistico, due facce della stessa nobile arte.
A dimostrazione di questo approccio, basta guardare al modello uzbeko, dove il coach Klichiev – Head Coach della nazionale (5 ori olimpici nell’ultima olimpiade) – lavora anche all’angolo di grandi campioni professionisti come Jalolov, Madrimov, Akhmadaliev, Melikuziev. È un sistema che funziona, altrove, e può funzionare anche da noi: se gestito con trasparenza, metodo e serietà.
Con lo stesso spirito, oggi incontro tecnici e atleti in stage e appuntamenti in tutta Italia, per condividere la mia esperienza e restituire, almeno in parte, il mio debito di riconoscenza verso il pugilato.
So bene che non tutte le scelte saranno condivise. Ma vi invito a giudicarmi sui fatti, sui risultati, non su percezioni o voci . Se il lavoro non sarà all’altezza, sarò il primo ad assumermi la responsabilità.
Ma se i risultati arriveranno – come credo – allora avremo dimostrato che anche in Italia si può costruire qualcosa di solido, credibile e trasparente.
“Credendo vides” (per vedere bisogna credere) è stato il mio credo per tutto il percorso agonistico — e oggi, più che mai, ne sono ancora profondamente convinto.