La boxe in lutto per la scomparsa di Marcello Calabrese

La boxe in lutto per la scomparsa di Marcello Calabrese

Si è spento a Roma Marcello Calabrese, un nome e cognome quasi anonimi tanti ce ne stanno in giro un po’ come Giuseppe Rossi o il fatidico americano  Smith. Una volta quando si parlava di uno sconosciuto lo si catalogava come John Doe, anche se poi questo nome è diventato famoso attraverso i fumetti. Marcello Calabrese era il classico John Doe finchè non decise di salire sul ring presentandosi alla palestra di Marcello Paciucci, parliamo degli anni ’90. E Paciucci lo ricorda commosso su facebook: “Ciao CAMPIONE ,ti ho abbracciato per l'ultima volta ,ricordo ancora il tuo esordio nel mondo della boxe, erano mesi che mi assillavi, fammi combatte..fammi combattere, e un giorno decisi di farti provare le emozioni del ring. Esordio al torneo regionale dilettanti, il primo incontro con Domenico Longobardi, campione Italiano Novizi. Finita la prima ripresa ti dissi ,Marcè ti sei tolta la soddisfazione di salire sul ring adesso diciamo all'arbitro che ti fa male una mano e la finiamo qui ...ok? ...Risposta : nooo!!!..io vincooo!! vabbè l'hai voluto, vai avanti. Dietro di me nel pubblico c'era un signore che veniva chiamato la Bibbia del Pugilato, il Sig.Cafagna, che rivolgendosi a me ,esclamò...a Paciù ,questo rischia di vincere ..e hai vinto, non soltanto quel torneo, ma sei stato al centro dell'attenzione per svariati anni. Lui si chiamava MARCELLO CALABRESE. Oggi avrei voluto prenderti a schiaffi per farti svegliare, il tuo viso era disteso e sereno e ho preferito non farlo. Vai amico mio, l'eterno sarà il tuo pastore e nulla ti mancherà. R.I.P”. Parole sentite quelle del maestro su questo giovane incredibile che trasformava gli in contri in guerre, guai a sottovalutarlo saresti finito travolto da una sorta di uragano. Lo andai a intervistare nella Champion Club di Acilia per il Messaggero e per Boxe Ring, lui si scherniva quasi come se lo volessi prendere in giro, ma non era così perché ero andato a intervistarlo con la consapevolezza di trovarmi di fronte ad un’atleta incredibile. Pian piano si sciolse e parlammo come due vecchi amici. Lo ritrovai agli Assoluti che si disputarono a Roma nel 1995. Paciucci a quei campionati presentò due suoi atleti: Gianluca Mannarino vinse la finale, Marcello Calabrese non arrivò in finale, ma i suoi incontri accesero l’entusiasmo del pubblico. Era chiuso dalla possibilità di entrare nella Nazionale e l’anno successivo decise il gran salto nel professionismo insieme a Gianluca Mannarino, logicamente avendo come manager Marcello Paciucci. Pian piano percorse il suo cammino con fatica, aveva messo su famiglia e la boxe non bastava certo, era un uomo dalla muscolatura compatta che veleggiava sui 56kg.. Sul trono dei supergallo c’era Vincenzo Gigliotti, pugile che a Voghera contendeva la fama di Giovanni Parisi. A Toscolano Maderno il 18 marzo del 1999 fu un match terrificante, difficile trovare altro aggettivo. Vinse per kot all’8° round Gigliotti, ma erano entrambi i pugili due maschere di sangue. Decise dopo quel match di abbandonare l’attività, ma fu convinto di questa decisione? Rimane difficile da pensarlo. La famiglia con il passare del tempo e delle difficoltà della vita si sciolse. Marcello ha fatto i più disparati mestieri per vivere, ultimamente faceva il vigilante. Il cuore da molti anni faceva i capricci, ma non ne voleva sapere quasi come se fosse un avversario da affrontare sul ring. Si è spento ieri alla Clinica dove era stato ricoverato con i classici sintomi dell’infarto. Lo hanno trovato in mattinata sereno, che non rispondeva, non respirava più all’età di 47 anni.

I funerali si effettueranno sabato alle 10 nella Chiesa di San Timoteo a Casalpalocco

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