Intervista a Jasmine Di Felice

Jasmine come oggetto avanzato 1Con stupore si vociferava nel parterre degli Assoluti Femminili Elite di Roseto degli Abruzzi quando sul ring è apparsa una Jasmine Di Felice di rinnovata tempra e, ancor prima, di rinnovate forme. Un bel vedere per gli occhi, una di quelle magie che prendono vita solo nel mondo del sogno sportivo per eccellenza: il pugilato. Per chi ha memoria pugilistica, infatti, il nome di Jasmine si associa ad un gran talento giovanile di appena qualche anno fa, una fighter compatta dal cuore infuocato che per due anni consecutivi vinse l’Oro nei Tornei Nazionali Youth e che lasciò il suo segno anche sul ring polacco degli Europei Youth 2012.

Cosa è successo allora?

Ho fatto l’errore più grande della mia vita, ho preso la strada sbagliata anche perché a 17 anni ho vissuto uno dei miei più brutti momenti, soffrendo per problemi personali che mi rovinavano, avevo molta confusione in testa ed anche spesso voglia di evadere dalla serietà che il pugilato, e specialmente il mio maestro Simone Di Marco mi chiedevano di mantenere. Ho ascoltato chi mi riempiva di moine, di cose grandi che potevo fare solo con i “grandi”, perché io in quel periodo ero un treno lanciato e persone esperte che mi sembravano importanti nel mondo del pugilato mi cercavano per ripetermi che ero sprecata lì, nella mia società di appartenenza, col mio maestro che di pugilato capiva poco o niente. Con due medaglie d’Oro nazionali al collo e ad un mese dai Campionati Europei ho lasciato la mano di chi mi aveva accompagnato fino a lì giorno dopo giorno, con più attenzione di un padre. Non so se mai potrò perdonarmelo.

Dalle qualifiche giovanili ad oggi il tuo nome è comparso in 4-5 categorie di peso diverse, che spazio ha preso il pugilato ad un certo punto della tua vita?

Posso descrivere in una sola parola i due anni che ho trascorso lontano dalla mia palestra: buio. Sono stata travolta da mille difficoltà, quella che mi sembrava all’inizio la libertà di fare quello che volevo mi ha distrutta, anche le incomprensioni familiari mi soffocavano e non ero capace di reagire in un altro modo che facendo scelte sbagliate ogni giorno. Avevo vicino persone che hanno cercato solo di allontanarmi dai miei valori, non potevo contare su nessuno. Erano scomparse tutte le grandi promesse. Sono arrivata a fare match di club qua e là per l’Italia a 70 kg, andandoci più volte da sola in treno, ho saltato Campionati e Tornei Nazionali perché non riuscivo a fare neanche i 64 kg. Un inferno senza fine.

Come hai ritrovato la forza di farcela, c’è stata un’occasione particolare?

Pensavo che Simone mi odiasse per quanto male gli avevo fatto, vedevo e seguivo i miei vecchi amici di palestra che invece crescevano tutti insieme, vincendo, vestendo addirittura la maglia azzurra, sapevo dentro di me che io sarei stata con loro se non avessi seguito persone e strade sbagliate. Mi mancavano tanto le attenzioni di Marianna, ormai moglie di Simone, che ci sta sempre, che ha sempre quelle parole giuste per farti riflettere, dolce con ogni ragazzo del Team, ma che per me avrebbe fatto davvero qualsiasi cosa. Un giorno ho dovuto combattere per forza in un’organizzazione del Boxing Team, per un Torneo a Squadre. Ero pesante, non stavo bene, ero disidratata per fare il peso, ero lenta e senza schemi. Ho perso. Ricordo che durante il match pensavo che mi stavano vedendo così, pensavo che Simone ci avrebbe goduto a vedermi ridotta in quel modo, era il minimo. Durante il verdetto l’ho voluto cercare con gli occhi tra tutte le persone che c’erano per vedere la sua espressione, e invece gli ho letto in faccia un gran dolore. Ho passato una notte seduta sul letto e la mattina dopo ero davanti a lui, senza avvisarlo e senza sapere neanche bene cosa dirgli dopo due anni. Tra l’altro parlare non è il mio forte.

Quando hai riportato il pugilato al centro della tua vita?

La mia situazione era troppo conosciuta da tutti e non era facile dire che volevo tornare nella mia prima società, a cominciare dalla mia famiglia. Ma mamma e papà hanno capito quasi subito che lo volevo veramente. A ventotto giorni dai Campionati Italiani di Roma 2014 sono rientrata nella mia amata palestra e da allora è tornata la luce, anche se molto lontana. È iniziata una salita difficile perché della forte Jasmine mi era rimasto solo il cuore. Condizione, peso, abitudini e pensieri sballati erano dei mostri duri da battere. Ma non ero più sola, mi sentivo di nuovo amata, curata, preparata e seguita anche lontano dall’allenamento. Simone e Marianna non mi hanno lasciato un secondo. Rivivere i momenti prima di un match con Simone, o averlo all’angolo, è una sensazione che chi ha provato non dimentica. Lui vive con te e ti tira fuori le tue cose più belle. Ti strilla dietro per farti spingere al massimo, soffre con te, ti mette nella testa pensieri grandi, che ce la puoi fare davanti a tutto e tutti, ti sta vicino in ogni momento, ti parla pure per ore per farti capire le cose giuste o sbagliate, ti fa ridere a crepapelle e poi voglio dire che è un maestro giovane, ma è il migliore maestro che si possa avere.

Agli Assoluti di Roseto sei tornata a 57 kg ma sei uscita in semifinale, questi Campionati per te sono stati croce o delizia?

Ho perso di un soffio in semifinale contro Marzia Verrecchia, la favorita, più grande e più esperta di me, un’amica di sport e un’atleta che tutti conoscono molto bene. Lei è nota come picchiatrice, ha uno stile molto conosciuto, ma nel match con me ha avuto un atteggiamento molto diverso, ha girato senza fermarsi un attimo. Ovviamente sappiamo tutti che per vincere un match si adottano strategie diverse. Devo essere sincera, la mia vittoria a Roseto l’ho presa sulla bilancia. E poi l’ho presa nelle parole bellissime di persone amiche, dei Maestri esperti e di alcuni dirigenti federali, incluso il Presidente Brasca. In particolare un Consigliere federale, che mi conosceva quando da piccola ero in Nazionale, mi ha dato grande forza nei miei momenti bui e mi ha supportato in questo mio rientro, a lui sono molto grata.

Ed ora quali sono gli obiettivi della nuova Jasmine?

Tornare a riprendere il mio posto, tornare a vestire la maglia azzurra, anche se ora è più difficile e se ci vorrà un po’, ma Jasmine ha ripreso a correre dietro a grandi sogni. Io ho appena compiuto 21 anni, sono molto più giovane di tante atlete azzurre. Mi auguro di riuscire pian piano ad avere spazio in un Gruppo Sportivo, perché io voglio vivere nel pugilato e lavorerò per dimostrarlo.

Sogno un Mondiale, sogno un’Olimpiade e io questo sogno lo amo, perché mi ha riportato a vivere.

Vittorio D’Amore

Foto di Nando Di Felice

 

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