A Labaro festa per i 30 anni della "R. Costantini"

A Labaro festa per i 30 anni della "R. Costantini"

Ieri sera a Labaro, quartiere-paese alle porte di Roma sulla Flaminia, c’ era un bel movimento che si concentrava al lotto 3 delle case popolari di via Offanengo dove c’è una scritta inconfondibile “Renato Costantini”, palestra di pugilato. Il movimento è vivace, tipico di una festa, nel nostro caso di un compleanno, perché la società, divenuta con il tempo punto di riferimento della zona come può essere la Parrocchia e il Commissariato, celebra i suoi trent’anni, un’ età da adulta, ma soprattutto un età di maturità insieme ad una zona “cresciuta” con lei. Per la verità a voler spaccare il capello a metà l’origine vera risale al 1980 quando un gruppo di persone prende in mano un locale abbandonato, che rischiava altrimenti di diventare rifugio di sbandati. Fu dato il nome di Romanelli che poi si trasformò in “Renato Costantini” quando Cesare Costantini, che all’inizio in pratica era presidente-fondatore, fece di necessità virtù diventando insegnante nel 1991. Una scommessa vinta, aiutata all’epoca da Edmondo Romanini, presidente del Comitato Laziale, e da Evergisto Stocco, vicepresidente. Il nome fu dato per ricordare Renato, figlio di Cesare, deceduto insieme alla mamma in un tragico incidente stradale. Un dolore immenso che ha reso quello del fondatore un impegno più profondo. Lo si è capito fin dalle prime battute attraverso uno spirito organizzativo poliedrico. In poco tempo il ruolo della Costantini è stato importante, senza mezzi termini, nel ranking laziale. Dai primi campioni come Hablane, Tabassi, Sciacquatori, tanto per fare alcuni nomi ai più recenti Cacciapuoti, Salvati, Prete, Ferrari, divenuto anche insegnante, Ventura, Amadori, De Iulis, tanto per fare altri nomi. La società, solida e ben radicata, raccoglie adesioni e iscrizioni non solo dalla zona, ma anche dalle limitrofe Capena, Monterotondo, Morlupo, Sacrofano. Cesare in questa sua “impresa” non è più solo, a dargli man forte c’è Renato, stesso nome del figlio scomparso, un valore aggiunto che ha calamitato su di sé l’entusiasmo dei giovani, ma anche di quelli che hanno scoperto la boxe in età più avanzata. Renato fino a poco tempo fa non solo saliva sul ring per combattere ma si cimentava con successo nel motociclismo. Adesso il suo entusiasmo “contagioso” lo riversa con l’insegnamento nel segno di una tradizione con profondi radice sportive e umane.

(alfredo bruno)

Foto di Roberto Aschi

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