Roma - Roberto Cammarelle è tra i dieci atleti scelti dalla Mercedes Benz per indossarne i colori, in occasione del lancio della nuova Classe A.
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Ci ha lasciato anche Eddie Perkins, un grandissimo campione, per certi versi più conosciuto nel resto del mondo che negli Stati Uniti a Chicago che fu la sua residenza da quando aveva un anno. Aveva 75 anni e da tempo soffriva per una demenza senile, ma soprattutto per un diabete crudele che non gli dava tregua. In Italia sono in molti a ricordarlo per le sue tre epiche sfide con Duilio Loi per il titolo mondiale dei superleggeri. Quando si presentò a Milano nel 1960 per battersi con il grande Duilio, campione del mondo, per certi versi la stampa specializzata un po’ lo snobbò. Contro il sardo-triestino residente a Milano il simpatico negretto sembrava avere poche chances. Eppure, all’ epoca 23enne, aveva superato gente del calibro di Larry Boardman, Paolo Rosi, il reatino dalla potenza devastante, Gene Gresham, Frankie Ryff e soprattutto il venezuelano Carlos Hernandez, futuro campione del mondo. Le sue vittorie erano bilanciate, però, da sconfitte con pugili non giudicati eccelsi come il messicano Alfredo Urbina e Lahouari Godih, pugile algerino in tournèe in America. Perkins non aveva potenza, ma oltre ad un’incredibile velocità di braccia faceva sfoggio di intelligenza tattica, da vecchio veterano. Anche lui come Loi non era alto, ma aveva fisico da peso medio con allungo breve, collo corto e buone doti di incassatore.
Fu Steve Klaus a sceglierlo come avversario di Loi per il titolo, proprio perché ritenuto privo di potenza, mentre in un primo tempo si parlava di Paolo Rosi. Quando Perkins scese le scalette dall’aeroporto milanese non fece una grande impressione. Ma tutti si dovettero ricredere vedendolo allenarsi sotto lo sguardo attento del suo manager Johnny Coulon (ex campione del mondo dei gallo). La sera del 21 ottobre del 1961 Eddie Perkins, 23 anni, di fronte a Duilio Loi, 32 anni, avrebbe dovuto fare la figura dell’allievo di fronte al maestro; ma non fu così perché in molte fasi del match le parti sembravano invertite. Nel primo round lo sfidante assestò un terribile destro nel volto del campione, che sentì senz’altro. Il match fu noioso, perché Perkins era un attendista che bruciava sul tempo l’avversario quando era attaccato, Loi, dal canto suo, si trovò, anche lui buon incontrista, di fronte ad un enigma tattico non facile da risolvere. L’arbitro Nello Barrovecchio fu costretto in alcune occasioni a sollecitare i due ad un maggiore ardore. Il match finì in parità, ma molti scrissero che era iniziata la parabola discendente di Loi. Un anno dopo i due si ritrovarono di fronte: stavolta fu Steve Klaus a non volere il nero, ma a volerlo invece fu il pugile triestino, perché voleva vendicare una prestazione rimastagli nel gozzo e che aveva ferito il suo orgoglio. Il match si svolse al Vigorelli davanti a circa 25mila persone. Loi, probabilmente per una questione di surmenage, non si presentò al meglio sul ring, alle operazioni di peso aveva faticato a rientrare nei limiti. Quella sera il grande campione scese le scalette nettamente sconfitto e pieno di rabbia. Perkins aveva costruito quel match con il suo sinistro che anticipava regolarmente quello di Loi e lo completava con una fiondata di destro al corpo. Perkins dal canto suo, freschissimo, concluse la serata in un locale notturno milanese. C’era la clausola della rivincita e l’americano tornò di buon grado a Milano. In America lo schivavano come la peste, perché chi lo affrontava rischiava non solo la sconfitta, ma anche la brutta figura. C’era una cosa che gli americani non gli perdonavano: non era un fighter, non attaccava, e quindi non era la quintessenza del pugilato che gli yankees gradivano. Quando Perkins si presentò il 15 dicembre sul ring del Palasport milanese capì che sarebbe stata una serata difficile. Duilio Loi si era allenato con la foga di un certosino, non aveva tralasciato niente; voleva capire una volta per tutte se Perkins era il migliore. Il pugile di Chicago oltre ad un Loi decisamente più valido dei due match precedenti aveva contro tutto il pubblico, che fischiava quando lui colpiva e che applaudiva con entusiasmo quando Loi accennava ad attaccare. Il match fu abbastanza equilibrato, Loi aveva esercitato una costante iniziativa fino all’ultima ripresa e l’arbitro francese Gondre prese spunto da questo per alzare il braccio al pugile di casa, che tornava campione.
Perkins non fece subito il rientro in America, ma si stabilì per breve tempo in Francia. Sbalordì i francesi quando mise ko Omrane Sadok, molto più pesante di lui e dotato di potenza micidiale. Un mese dopo, sempre davanti al pubblico parigino, regolò ai punti il fantasioso cubano Angel “Robinson” Garcia. Duilio dopo l’ultimo match con Perkins annunciò il ritiro, così il titolo mondiale dei superleggeri WBC rimase vacante. Si organizzò quindi un match tra Perkins e il filippino Roberto Cruz, fresco campione WBA. Il match si svolse a Manila: per Cruz, nonostante fosse di 10 cm più alto non ci fu niente da fare finendo sconfitto nettamente e senza averci capito granchè. Il pugile di Chicago, specializzato nel tocca e fuga, conservò il titolo per circa due anni, a tratti modificando il suo stile con una maggiore intraprendenza e maggiore consistenza. Il titolo gli fu tolto dal venezuelano Carlos Hernandez, e logicamente il match si svolse a Caracas con un verdetto che lasciò qualche dubbio.
Perkins dopo la sconfitta con Hernandez non ebbe più l’opportunità di combattere per un titolo. Continuò il suo destino di giramondo affrontando i più forti, senza guardare al peso. Furono in pochi ad avere l’onore di batterlo (tra questi Josè Napoles e Rocky Mattioli con qualche chilo in più). Si ritirò nel 1975 dopo vent’anni di carriera svolta come un “Harlem Globetrotter” su tutti i ring del mondo. Per certi versi da vivo nessuno lo volle identificare come uno dei più grandi di tutti i tempi della sua categoria, lo si sta facendo adesso dopo la sua morte: un doveroso tributo nei riguardi di un atleta che aveva il fisico di un medio e la tecnica e la velocità di un piuma.
(Alfredo Bruno)
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Termina l'avventura di Valeria Calabrese all'AIBA Women’s World Boxing Championships 2012. Dopo la vittoria di ieri contro la filippina Petecio,l'azzurra è salita sul ring per affrontare nei sedicesimi la bulgara Stoyka Petrova (51 Kg), che però la batteva. Avanza, invece la Gordini, che sconfigge la finlandese Puurneen.
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Il Responsabile Tecnico delle Nazionali SchoolBoys-Junior-Youth, Maurizio Stecca, ha diramato le convocazioni per lo stage Junior-Youth, che si svolgerà presso il CTF di Santa Maria degli Angeli dal 14 al 22 maggio 2012. 8 i pugili Junior che vi prenderanno parte, mentre gli Youth saranno in 6.
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AIBA Women’s World Championships Qinhuangdao 2012: Il VideoPromo Ufficiale targato FPI
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Il Video Promo di presentazione delle tre atlete italiane - Valeria Calabrese (51 Kg) Terry Gordini (54 Kg)e Romina Marenda (60 Kg) - che parteciperranno all'AIBA Woman's World Boxing Championship 2012, in corso di svolgimento a Qinhuangdao in Cina fino al 20 maggio.... C'mon Girls...
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WSB 2012: Parte il countdown verso le finali individuali del 9 giugno,Russo per confermarsi campione
Milano, 9 Maggio 2012 – Dopo una settimana dalla finale di Londra, che ha assegnato il titolo di campioni 2011/12 delle World Series of Boxing ai Dolce & Gabbana Milano Thunder, grazie alla vittoria per 4 a 1 contro la Dynamo Moscow, inizia il conto alla rovescia per le finali individuali.
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Giovedì 10 maggio nuova puntata di "In Viaggio verso Londra con i Guantoni nella Valigia", la rubrica settimanale di Raisport 1 dedicata alla Boxe, ideata e condotta da Mario Mattioli.
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AIBA Women’s World Boxing Championships 2012 meno 1. Dal 9, infatti, la città di Qinhuangdao (Cina) si trasformerà nel centro gravitazionale della Boxe Mondiale al Femminile. Pugili, provenienti da ogni parte del mondo, si sfideranno sul ring dell'Olympic Sport Center Stadium per l'alloro iridato e per i 24 pass per la XXX Giochi Olimpici Londra 2012.
A Londra, infatti, per la prima volta le donne boxeranno per la gloria d'Olimpia. Tre le categorie interessate alla qualificazione per London 2012: 48-51 kg; 57-60 Kg; 69-75 Kg.
La categoria 57/60 Kg vedrà in competizione l'azzurra Romina Marenda (Vicenza 09/10/1984 - Soc. C.S. Esercito - 47 match 26v17s4p) che, quindi, avrà la chance, oltre che di conquistare il titolo mondiale, di conquistare il biglietto per Londra, dove andranno le atlete che arriveranno almeno ai quarti di finale.
L'atleta veneta ha indossato per la prima volta la canotta azzurra nel 2008, quando prese parte a un Dual Match a Udine contro la Nazionale Ungherese. Da lì in poi non ha, praticamente, abbandonato il club azzurro, venendo ripetutamente convocata in Nazionale. Nel 2009, dopo le ottime prestazioni nella Boxam Concepcion in Spagna (Torneo nel quale sconfigge sia la spagnola M. Rodriguèz che la porteghese J. Rocha per vrsc) e nel Doppio confronto di maggio e giugno contro la Francia (una vittoria e una sconfitta contro Guilpin Severine), partecipa al Campionato Europeo in Ucraina, dal quale viene estromessa al primo turno perdendo contro la bulgara Eliseyeva Denitsa, futuro bronzo.
Nello stesso anno arriva per la Marenda il Titolo Nazionale Assoluti Femminile, conquistato nelle finali di Roma di novembre. Nelle successive due edizioni la vicentina ottiene due secondi posti (S. Benedetto del Tronto 2010 - Barge 2011).
Tornando alla nazionale, il 2010 della Marenda si apre con il Dual Match a Chicago contro la Nazionale Statunitense e si chiude con il Dual Match di Stintino contro la Nazionale Svedese (vittoria contro Franzen Asa).
Nel 2011, dopo un Mini-Torneo a febbraio in Bulgaria (sconfitta contro la norvegese Ingrid Egner), a maggio partecipa a una competizione ad Halmstad in Svezia, ottenendo una vittoria (contro la Kazaka G. Ubbiniyazova) e 2 sconfitte (contro la brasiliana Adriana Araujo e la svedese P. Berghult). Presente anche all'Europeo di Amsterdam dove perde agli ottavi contro l'irlandese Katie Taylor, che si sarebbe aggiudicata il torneo.
Il 2012 comincia con la WBSF CUP di Sombor in Serbia, dove conquista un bronzo (vittoria contro la spagnola Miranda e sconfitta contro l'olandese Belder), prosegue con il Torneo Strandja a Sofia (sconfitta contro la cinese Liu Chang) e con quello di Usti Nad Labem (una vittoria con la greca E. Platana e una sconfitta contro la svizzera S. Brugger). Ultimo appuntamento, prima del Mondiale cinese che sta per partire, il Torneo internazionale di Heraklion in Grecia, nel quale ottiene un argento perchè non disputa la finale (contro la norvegese Egner) per infortunio.
(Romina Marenda 60 Kg)
Ora il Campionato Mondiale e la chance di andare alle Olimpiadi. Non sarà facile, ma la Marenda ha tutto per provarci.
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Foto - ©Alessandro Rampazzo/LUZphoto
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A seguito della sentenza del Tribunale Nazionale Antidoping del CONI del 28/03/2012 e la relativa squalifica per mesi 4 dell’atleta Riccardo D'Andrea - con decorrenza dal 1/02/2012 e scadenza al 30/04/2012 -